E se il degrado di Roma fosse dovuto ad un preciso Progetto?

Spazio Chirale Projects   •   13 febbraio, 2022

Raccontare il lento e costante processo di degrado della città di Roma sarebbe un argomento fin troppo scontato per un progetto fotografico.

Oltretutto, la fotografia, sin dalla sua nascita, ha avuto tra le sue vocazioni quella di essere uno strumento di denuncia dei problemi e delle ingiustizie del presente, in virtù della sua oggettività nel ritrarre la realtà così com’è. Una fotografia può essere la prova di un fatto, mentre un dipinto, per sua natura, è qualcosa di artificioso, frutto dell’elaborazione mentale dell’autore.

Per questa vecchia, errata e antica concezione, la fotografia è ancora oggi, da alcuni, considerata un’arte minore, limitata dal suo essere ritratto istantaneo e oggettivo, al contrario della pittura che è frutto della creatività ed espressione dell’artista, che mette su tela le proprie immagini mentali.

Fortunatamente, un secolo e mezzo di esercizio dell’arte fotografica ha dimostrato che quest’idea è assolutamente sbagliata e il “nuovo mezzo” espressivo ha consentito ai grandi fotografi del XX secolo di produrre capolavori indimenticabili.

Tuttavia, la foto di denuncia e il reportage di genere, restano uno dei temi preferiti dai tanti praticanti dell’arte fotografica. Questo fatto, unito ad un altro classico preconcetto sull’Arte, secondo il quale l’artista è più artista se esprime sofferenza, è la principale ragione per cui i festival e le rassegne dedicate alla fotografia pullulano di lavori in cui la denuncia sociale e il ritratto delle sofferenze che affliggono il genere umano sono il messaggio su cui si fonda l’opera.

Carola Gatta non appartiene a questo genere di artisti.

Carola Gatta appartiene a quel genere di autori che sanno ribaltare gli schemi convenzionali del linguaggio dell’arte e utilizzano l’ironia per farvi arrivare, potente, il loro messaggio. Un messaggio che sorprende, diverte, a volte fa ridere, ma non per questo è meno efficace e profondo.

Ed è quello che accade nel suo meraviglioso primo libro fotografico: Once Were Warriors. Un piccolo capolavoro curato dai bravissimi creativi di Yogurt Creative Agency, un libro geniale che ci ha subito affascinato e abbiamo deciso di produrre.

Il lavoro è stato concepito durante il periodo di massimo degrado della nostra Capitale, un periodo dove la vegetazione stava riprendendo il possesso di strade e marciapiedi, animali selvatici vagavano indisturbati nelle zone residenziali, le rampe di accesso alle fermate della metropolitana si trasformavano in rapide in piena e i mezzi pubblici erano quotidianamente teatro d’incendi spettacolari.

Una situazione surreale, talmente surreale da far pensare che tutto questo fosse troppo assurdo per essere frutto di semplice incuria e negligenza da parte di amministrazioni e cittadini.

Doveva esserci una ragione dietro questo scenario, solo forze soprannaturali e maligne avrebbero potuto creare tutto ciò, a meno che…

Ed ecco che improvvisamente si apre uno spiraglio, un barlume di possibile razionalità.

Come accade nelle migliori trame, arriva provvidenziale la scoperta, un ritrovamento casuale di materiali che avrebbero dovuto restare segreti, foto, evidenze, documenti, che gettano un’improvvisa luce su tutto. Altro che spiraglio, è un vero squarcio di luce che finalmente rende tutto chiaro, tutto ovvio.

Come l’Artista ne sia entrata a conoscenza non è dato sapere. Possiamo fare ipotesi, ma sarebbero solo illazioni.

Chi siano gli uomini e le donne dall’aria importante, erudita, probabilmente scienziati, che sono ritratti nelle foto, non possiamo saperlo, così come non riusciamo a capire se le foto siano recenti o appartengano ad un mondo accademico d’altri tempi.

Quel che è certo è che la bozza di lettera indirizzata ai “Poteri Forti” spiega la cosa importante.

È tutto pianificato, tutto voluto, tutto frutto di un progetto preciso con un fine preciso!

“Dobbiamo fare qualcosa di diverso, qualcosa di mai fatto nel corso della Storia. È il momento di trasformare Roma in una giungla.”

A questo punto vi starete chiedendo perché.

La risposta è nel titolo del libro, la risposta è perché: “Once Were Warriors“.

Una volta eravamo una Civiltà Guerriera.

E cosa c’entra questo con il degrado di Roma?

C’entra, c’entra…

Ve lo avevamo detto, il libro di Carola Gatta è geniale. Veramente geniale.