e-Wallet di Admiral Pay, un processo innovativo per un prodotto innovativo

Spazio Chirale Projects   •   21 febbraio, 2022

Il mercato dei pagamenti elettronici è uno dei settori in più forte crescita negli ultimi anni.

Secondo uno studio dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, già nel 2020, a dispetto del calo dei consumi, il volume delle transazioni elettroniche era aumentato di quasi 5 punti percentuali, con un trend destinato a soppiantare sempre di più l’utilizzo del contante.

È quindi facile immaginare quanto sia elevata la competitività in questo settore e quanto ardua sia la sfida di Admiral Pay nel diventare uno dei principali circuiti su scala nazionale.

Un settore caratterizzato da normative cogenti molto vincolanti, continui adempimenti e variazioni delle normative di riferimento, alta tecnologia e competizione fatta di qualità del servizio e attenzione al cliente.

In questo scenario si colloca il recente rilascio del sistema di e-Wallet, commissionato da Admiral Pay a Chirale.

Il risultato è stato un prodotto innovativo, fortemente orientato alle esigenze dei consumatori, progettato, realizzato e mantenuto costantemente aggiornato attraverso l’impiego di metodi e tecnologie innovative, che costituiscono uno dei primi importanti casi d’uso di architetture a microservizi e modello di sviluppo DevOps esistenti in Italia.

Chi è Admiral Pay, cos’è e perché è importante un e-Wallet e in cosa consiste l’innovazione di cui abbiamo appena parlato?

In questo articolo cercheremo di dare una risposta, raccontandovi del nostro ultimo grande progetto.

Admiral Pay è l’Istituto di Pagamento di Novomatic Italia, la controllata italiana del grande gruppo austriaco, leader mondiale nel settore delle macchine e dei sistemi da gioco, Concessionaria dello Stato per il controllo telematico e l’esercizio dei sistemi AWP e VLT.

Il controllo della regolarità fiscale nell’esercizio del gioco legale e il contrasto al riciclaggio del denaro sono due dei principali obiettivi di questo tipo di operatori. Il disincentivo all’uso del denaro contante in favore dell’impiego di metodi di pagamento elettronici e tracciabili è uno dei principali strumenti con cui perseguire questi obiettivi.

Admiral Pay è a tutti gli effetti un Istituto di Moneta Elettronica,  soggetto all’autorizzazione e al controllo da parte della Banca d’Italia.

L’offerta di servizi efficaci e facilmente fruibili, che vadano incontro alle esigenze dei consumatori, è un fattore fondamentale per differenziare e rendere competitiva la propria offerta. Lo strumento e-Wallet è stato sviluppato proprio in questo senso.

E-wallet è l’abbreviazione di “electronic wallet“, letteralmente portafoglio elettronico, tradotto anche come portafoglio digitale,  uno strumento di tipo virtuale che può contenere carte di pagamento, carte fedeltà e può consentire qualsiasi operazione di acquisto o movimento di denaro attraverso uno smartphone o altri dispositivi elettronici.

L’e-wallet sostituisce i contanti presenti nel portafoglio fisico del consumatore. I pagamenti  vengono effettuati tramite le somme depositate su carte o conti correnti collegati all’e-wallet.

Le transazioni devono avvenire in totale sicurezza attraverso apposite App progettate per garantire prestazioni elevate nel rispetto di tutti gli standard previsti dalla legge.

L’e-wallet di Admiral Pay consente di riscuotere le vincite di gioco, effettuare pagamenti di qualunque tipo, prelievi e depositi di denaro senza soglie, come su un normale conto corrente, ricariche telefoniche o di altri servizi in abbonamento, pagamento di bollette, multe e tributi.

Attraverso questo nuovo servizio, ciascun POS (Point of Sales) aderente al circuito Admiral Pay diventa un one-stop-shop, consentendo al cliente di effettuare tutte le transazioni di cui ha bisogno.

Le criticità di un progetto di questo tipo sono fondamentalmente due: garantire la massima reattività alle esigenze del mercato rilasciando miglioramenti e nuovi servizi in tempi molto brevi e garantire un’elevata efficienza nella gestione delle transazioni senza penalizzare affidabilità e sicurezza.

Per gestire contemporaneamente le due criticità appena elencate, è necessario non solo l’impiego di tecnologie adeguate, ma anche l’adozione di un metodo di sviluppo e rilascio del software di tipo innovativo.

L’organizzazione classica delle attività di produzione del software prevede una netta separazione tra le attività di sviluppo (development) e gestione dell’esercizio (operations).

Questo tipo di metodologia è anche definita a silos, cioè a compartimenti stagni.

Una parte dell’organizzazione implementa il ciclo di sviluppo, solitamente attraverso un modello di tipo agile, che itera tra le attività di analisi dei requisiti, progettazione, sviluppo e test del software, finché non venga raggiunta una release stabile e collaudata di un insieme di funzionalità applicative.

Terminato lo sviluppo e il collaudo di un lotto o release, il software viene consegnato all’unità organizzativa che gestisce l’esercizio, o operations, e il software viene rilasciato all’uso effettivo attraverso una apposita procedura di “messa in produzione” o roll-out.

Qualunque problema riscontrato nella fase di roll-out comporta il roll-back alla precedente versione stabile e il ritorno del software al ciclo di sviluppo.

Presso tutte le grandi aziende italiane è di fatto presente questo tipo di organizzazione. Le due unità organizzative di sviluppo ed esercizio sono spesso costantemente in conflitto tra loro, con conseguente burocratizzazione e inefficienza del processo di adeguamento e innovazione del software.

– Modello a Silos –

– Modello DevOps

Nel campo dell’Ingegneria del Software, per progetti di rilascio di prodotti innovativi in cui il time-to-market è un fattore decisivo per l’impresa,  è stato teorizzato un modello di tipo diverso, in cui le due fasi di sviluppo e rilascio in esercizio sono gestite secondo un ciclo continuo.

Tale modello prende il nome di DevOps, dalla crasi dei due termini Development e Operations.

L’effettiva implementazione di un modello DevOps all’interno di una grande azienda non è un obiettivo facile da raggiungere.

Occorre superare una serie di ostacoli e resistenze da parte dell’organizzazione, risolvere problemi di natura metodologica, pratica e tecnologica. Il rischio è quello di rilasciare prodotti non validi dal punto di vista delle funzionalità, efficienza e sicurezza oppure di non riuscire ad implementare realmente il modello, fallendo sugli obiettivi legati alla velocità di rilascio dei nuovi prodotti.

Nel caso del progetto commissionato da Admiral Pay, siamo riusciti a raggiungere concretamente questo obiettivo. La prima release del nuovo e-wallet è stata rilasciata in esercizio e diffusa sui Punti Vendita selezionati per la fase pilota nel mese di dicembre 2021.

La fase pilota è stata brillantemente superata e nel mese di gennaio è stata avviata la diffusione del nuovo servizio sull’intera rete nazionale, contestualmente alla distribuzione di un nuovo modello di terminale multifunzione.

Da allora il sistema è stato interessato da numerose modifiche, richieste da diversi attori della filiera man mano che l’utilizzo del nuovo prodotto e dei nuovi terminali entrava nel vivo, con conseguenti continui rilasci che hanno dimostrato l’elevata reattività dell’organizzazione e la capacità di rilasciare nuove funzioni o migliorie nell’arco di ore anziché settimane o mesi, come avveniva in precedenza e avviene tuttora nella maggior parte dei competitor.

Questo importante risultato è stato raggiunto grazie alla capacità di Chirale di affrontare progetti complessi, ad alto contenuto d’innovazione.

Al successo hanno contribuito diversi fattori. In primo luogo è stato fondamentale il coinvolgimento dell’intera rete d’imprese che operano stabilmente presso il FabLab Ostiense. Si è trattato, infatti, del primo grande progetto condotto presso il Digital Innovation Hub di Roma.

Ciò ha permesso di attingere alle migliori competenze presenti nell’ecosistema dell’Hub e di sfruttare industrialmente i risultati del processo di ricerca continua, che avviene in regime di open innovation oramai da diversi anni.

Oltre alle competenze possedute nei settori dei servizi elettronici a valore aggiunto e della cybersecurity, ampiamente presenti presso il nostro Hub, sono state sfruttate tecnologie specifiche dell’Ingegneria del Software, come la containerizzazione e l’orchestrazione, per risolvere le criticità ben note che affliggono il modello DevOps e solitamente ne determinano il fallimento.

Ma quali sono le innovazioni tecnologiche messe in campo da Chirale?

Innanzitutto il sistema è stato progettato secondo un’architettura software detta a “microservizi“.

Rispetto ad un’architettura tradizionale, il sistema è decomposto in un maggior numero di funzionalità elementari, ciascuna dedicata ad un preciso compito, il più possibile elementare e riutilizzabile nell’implementazione di servizi più complessi.

Ciascun microservizio viene quindi sviluppato secondo un proprio e autonomo ciclo di vita del software.

Il progetto deve essere condotto da personale esperto, altamente specializzato, in grado di disegnare una corretta decomposizione in moduli atomici realmente indipendenti e riutilizzabili. Idealmente, ma anche praticamente, ciascun componente software che implementi un microservizio deve poter essere rilasciato in esercizio senza traumi significativi per il resto del sistema.

Il ciclo integrato e continuo di sviluppo e rilascio di software DevOps è fortemente rafforzato dalla presenza di una architettura a microservizi.

Il principale problema che affligge il rilascio in esercizio di nuovo software è la compatibilità e le interazioni con la configurazione corrente dei sistemi operativi e middleware presenti sui server.

Per ovviare a questo problema è stata sviluppata la tecnologia dei cosiddetti container, cioè ambienti assimilabili a server virtuali dedicati a singoli moduli o sistemi software che li isolano dall’ambiente, garantendo l’installazione immediata, e l’eventuale spostamento, su server fisici differenti.

Nel nostro caso è stata utilizzata la tecnologia dei container Docker, che rappresenta lo stato dell’arte in questo campo.

Utilizzando i container per distribuire ed esercire i microservizi di cui è composta una applicazione, insorge il secondo importante problema: la gestione della complessità dovuta al proliferare dei container.

Per risolvere quest’ulteriore criticità sono state sviluppate apposite tecnologie dette di “orchestrazione“, che permettono ai gestori dell’operations di governare facilmente e in modo sicuro l’insieme dei container.

Nel nostro caso, la tecnologia di orchestrazione scelta è stata Kubernetes, altro esempio di stato dell’arte nel suo ambito.

Il sistema di e-Wallet di Admiral Pay, per quelle che sono le informazioni in nostro possesso, è una delle prime applicazioni complesse, distribuite e utilizzate su scala nazionale, che implementa nella pratica un’architettura a microservizi, containerizzata e orchestrata nell’ambito di un processo DevOps.

Il risultato finale è un sistema che consente ad Admiral Pay di reagire in tempo reale alle esigenze del mercato, posizionandosi sempre un passo avanti alla concorrenza.