L’invenzione della Fotografia 35 mm. Una Storia di Uomini e Prodotti Straordinari

Spazio Chirale Research   •   24 aprile, 2019

L’ultima evoluzione nel campo della fotografia professionale è indicata da molti come l’affermazione delle fotocamere mirrorless full frame al posto delle tradizionali e più ingombranti macchine Reflex.

Tralasciando qualunque considerazione sul dibattito sul se, come e quando questa presunta ennesima svolta del mercato avverrà, vorremmo soffermarci un attimo sul termine full frame, che indica che il sensore della macchina copre pienamente il formato 36X24 millimetri, un formato talmente universalmente adottato da essere il “frame” per antonomasia.

Ma, perché proprio 36X24 millimetri, e non un’altra qualunque misura? Ovviamente perché questo è stato il formato da sempre più diffuso nelle macchine fotografiche 35 mm sin dai tempi della pellicola e reso pratico e popolare dall’utilizzo del classico rullino il cui standard è denominato 135.

Nella transizione verso la fotografia digitale, gli apparecchi fotografici sono stati modificati sostituendo il dorso digitale al caricatore per il rullino 135 a pellicola e ovviamente tutta la tecnologia, ottica ed elettromeccanica, degli apparecchi è rimasta la stessa continuando ad evolvere, ma sempre basata sulla stessa dimensione del fotogramma.

Siamo talmente abituati a dare per scontato questo formato, che pochi conoscono la storia che ha portato alla sua invenzione e diffusione. In fondo, i numeri stessi di questa storia non sono proprio in evidente correlazione tra loro. Perché la fotografia che si chiama 35 millimetri ha un formato di 36X24 millimetri? Perché il rullino 35 millimetri  in cui nessuna delle due dimensioni è 35 millimetri si chiama 135?

Se avete un poco di pazienza stiamo per raccontarvelo, assieme alla storia straordinaria delle persone, delle aziende e dei prodotti che hanno reso la tecnologia fotografica di oggi quella che conosciamo.

Come spesso accade, non c’è un vero e proprio progetto che ha portato dal nulla all’invenzione della fotografia 35 mm. Si tratta più che altro di un insieme di fatti, di storie, episodi e personaggi che in un modo o nell’altro hanno determinato il corso degli eventi e contribuito a scrivere la sua storia.

Come sempre accade, solo la sopravvivenza al trascorrere delle epoche fornisce la misura del successo di un prodotto o di un’invenzione. Tra milioni di brevetti depositati nel corso dell’era modera, solo pochissimi hanno dato luogo a prodotti di successo e alla nascita di veri e propri miti.

E la storia della fotografia 35 millimetri è costellata di prodotti mitici.

Come tutte le storie che si perdono indietro nel tempo non è sempre facile ricostruire la realtà dei fatti, e in rete si trovano spesso racconti e fonti discordanti. In più quando si ha a che fare con segreti industriali, storie di concorrenza e racconti scritti da uomini di marketing, non è facile separare la realtà oggettiva dalla mitologia aziendale. Tuttavia, a noi dello Spazio Chirale le storie sull’innovazione dei processi e dei prodotti piacciono particolarmente, in fondo è il nostro lavoro, e siamo convinti che le dinamiche di oggi siano molto simili a quelle di un secolo fa, e con un pizzico di spirito critico e conoscenza del mondo dell’industria, dopo aver raccolto e consultato molte fonti, riteniamo di potervi raccontare una storia molto vicina alla realtà.

George Eastmann

La nostra storia inizia il 4 settembre 1888, quando l’imprenditore statunitense George Eastman fonda la Eastman Kodak Company

Tranquilli, non è che vogliamo partire da Adamo ed Eva tanto per essere pedanti, il fatto è che tre anni prima, nel 1885, Eastman aveva acquistato da un tale David Houston il brevetto della pellicola in rullo. Fino a quel momento infatti le pellicole erano prodotte e vendute in lastre piane impacchettate in apposite cartridge.

George Eastman era un imprenditore con idee molto chiare e una precisa strategia di mercato, tesa a divulgare e rendere popolari le tecnologie che potevano incrementare la vendita dei prodotti.

L’importanza della pellicola in rullo si mostrerà in tutta la sua evidenza quando questa permetterà nel 1891 al celeberrimo inventore Thomas Edison di inventare il cinema brevettando il suo Kinetoscopio.

Poco dopo arrivarono i fratelli Lumiére che perfezionarono la tecnologia cinematografica rendendo possibile la proiezione in sala e producendo in proprio sia le pellicole che gli apparecchi.

Nel frattempo, un impiegato di Thomas Edison, di nome William Kennedy Laurie Dickson, tagliò a metà una pellicola Kodak da 70 millimetri, ottenendo due strisce da 35 millimetri giuntando le due estremità in un unico rullo.

Non sappiamo perché Kodak producesse pellicole larghe proprio 70 millimetri, probabilmente era un formato sufficientemente largo per la risoluzione di allora e compatibile con le macchine di produzione che usavano pezzi meccanici di chissà quale standard industriale, fatto sta che quel giorno nacque la pellicola cinematografica da 35 millimetri e in molti, anche fuori dalla Edison cominciarono ad usarla.

Kinetoscopio di Edison

Il Cinema dei F.lli Lumiére

All’inizio, come sempre accade non c’era uno standard, ognuno usava formati e meccanismi diversi, complice il caos e il rapido sviluppo dell’industria cinematografica iniziarono a circolare macchine e prodotti pirata, cioè che violavano i diversi brevetti, finché nel 1909, per mettere ordine nel settore, fu indetto a Parigi il Congresso degli Editori di Film che stabilì che il formato usato per primo da Edison sarebbe stato lo standard per la cinematografia a 35 mm.

Nel 1928 il formato fu nuovamente modificato per consentire l’aggiunta della traccia sonora.

Nello standard cinematografico la pellicola è larga 35 millimetri, ma poiché ai lati vi sono le perforazioni, il fotogramma è largo 24 mm. e ha un’altezza di 18 mm.

Vi risparmiamo le disquisizioni sulla standardizzazione del numero di perforazioni.

Poiché venivano prodotti oramai chilometri di pellicola cinematografica a 35 millimetri più di qualcuno tentò di lanciare sul mercato un apparecchio fotografico che ne facesse uso. Fino ad allora, infatti, gli apparecchi fotografici portatili erano basati sulla pellicola in rullo di formato più grande. Erano in uso diversi standard. La Kodak come sempre era leader nella produzione di pellicole e la numerazione progressiva dei suoi prodotti era anche quella utilizzata per identificare gli standard di formato, come ad esempio il 120 e il 127 prodotti ancora oggi.

Nel 1908 gli inventori Leo, Audobard e Baradat depositarono in Inghilterra il brevetto per una fotocamera 35 mm. che non fu mai prodotta, tra il 1913 e il 1920 comparve sul mercato il primo apparecchio a 35 mm che la storia ricordi, denominato Homeos, una macchina stereofotografica progettata da un tal Jules Richard, ma senza ottenere grande successo.

La prima fotocamera di un certo successo fu la American Tourist Multiple, lanciata nel 1913 per un mercato di fascia alta visto il prezzo esorbitante per l’epoca di 175$ (circa 4.000 Euro attualizzati ad oggi).

Ed è qui che si inserisce il secondo importante personaggio della nostra storia.

Oskar Barnack era un brillante ingegnere e fine progettista specializzato in meccanica di precisione che, dopo una prima esperienza lavorativa presso la Zeiss, dirigeva il reparto di progettazione della Ernst Leitz Optische Werke, una media azienda specializzata in microscopi e ottiche di precisione operante a Wetzlar in Germania.

La Leitz, all’epoca di proprietà di Ernst Leitz II, figlio del fondatore, aveva anche una piccola produzione di apparecchi fotografici di grande e medio formato, senza ovviamente poter competere con la più strutturata Zeiss, che sarebbe poco dopo diventata un vero colosso a seguito dell’acquisizione di diverse aziende tedesche come racconteremo più avanti per aggiungere un altro importante tassello alla nostra storia.

Barnack era anche un appassionato fotoamatore, ma purtroppo era affetto da asma, e i pesanti apparecchi fotografici dell’epoca non facilitavano la pratica del suo hobby.

Da tempo Barnack nutriva il sogno di poter realizzare un apparecchio fotografico più leggero e trasportabile, tuttavia, progetti in tal senso non erano nei piani di Ernst Leitz II.

Oskar Barnack

L’occasione giusta si presentò quando a Barnack venne chiesto di studiare un nuovo modello di cinepresa 35 millimetri da immettere sul mercato.

Con la scusa di sperimentare le caratteristiche delle pellicole da 35 millimetri dei diversi produttori, Barnack riuscì a farsi autorizzare lo sviluppo di una fotocamera su cui impressionare spezzoni di pellicola a scopo di test.

In realtà si dedicò al suo progetto ed ebbe un’idea che si rivelò geniale. Anziché utilizzare la pellicola in verticale, come nelle normali cineprese, pensò di inserirla in senso orizzontale, raddoppiando nel contempo la dimensione piccola del fotogramma ottenendo l’attuale rettangolo 36X24 mm.

La maggiore area disponibile per il frame consentiva una migliore qualità dell’ingrandimento e una resa competitiva con i formati fotografici 120 e 127 utilizzati fino ad allora negli apparecchi più portabili.

C’era solo un ultimo importante problema da risolvere, quello dell’obiettivo di ripresa. Nessuna delle ottiche in commercio in quel momento erano progettate per coprire il nuovo formato. Non i più pesanti obiettivi per il medio formato e nemmeno gli obiettivi per uso cinematografico adatti al 24X18 mm.

Ma per la Leitz, specializzata in ottiche di qualità, progettare e realizzare un obiettivo non era un problema, e qui interviene il brillante ottico Max Berek che progetta per l’occasione uno schema ottico di 4 lenti in tre gruppi, derivato dal fondamentale tripletto di Cooke, simile ma in realtà ben diverso dal Tessar della Zeiss che solo alcuni anni più tardi fu modificato in modo da coprire il nuovo formato fotografico.

L’obiettivo risultante sarà il mitico Elmar 5 cm, il nome sembra derivi dalla crasi dei nomi Ernst Leitz e Max Berek, un’ottica dalla qualità impeccabile che consentirà al piccolo formato di non far rimpiangere in termini di qualità le fotografie scattate in 6X6 o 6X4,5 e che sancirà la nascita di un nuovo mito.

La Leica Standard dello Spazio Chirale con il suo set di accessori – 1939

Presso lo Spazio Chirale è possibile provare l’esperienza dello scatto analogico con un sistema originale del 1939, perfettamente funzionante, terza versione commerciale e ingegnerizzata della prima Leica 35 mm. Nella foto di sinistra è visibile la fotocamera con l’obiettivo Elmar 5 cm. f 3,5 le cui prestazioni sono sorprendenti ancora oggi, il telemetro FOKOS che poteva essere acquistato separatamente come accessorio, la guida ABLON per sagomare le code dei rullini e agevolare il caricamento nella macchina, il supporto FCKOO per utilizzare spezzoni di pellicola come fotogramma singolo e la custodia in cuoio originale ESOOG. Nella foto di destra è mostrata la cartuccia per pellicola 35 mm denominata FILCA.

Il primo prototipo di fotocamera 35 mm sarà quindi presentata ad Ernst Leitz II nel 1913 che deciderà di investire nella sua produzione, tuttavia l’avvento della prima guerra mondiale costringerà l’azienda a rimandare l’uscita del nuovo prodotto che uscirà solo nel 1925 con il nome di Leica I (dalla crasi Leitz Camera).

Oltre ad essere un capolavoro di meccanica di precisione ed essere dotata di un’ottica fantastica, la Leica I era corredata da una serie di accessori che rendevano pratico e fruibile il sistema. Per consentire il caricamento della pellicola in condizioni di luce e quindi sul campo, Barnack aveva brevettato un apposito caricatore in metallo a tenuta di luce, che veniva preparato in camera oscura e successivamente poteva essere caricato in condizioni normali all’interno della fotocamera. Il meccanismo di chiusura dello sportello della fotocamera sbloccava il caricatore consentendo lo scorrere della pellicola.

Il prodotto fu subito un successo, e la Leitz investì costantemente nel miglioramento del prodotto, creando un vero e proprio sistema, ricco di accessori e soprattutto standardizzato. Con l’uscita della Leica Standard nel 1932 fu standardizzato l’innesto a vite per gli obiettivi.

August Nagel

La piccola azienda di provincia aveva dato origine al suo mito e cominciato a fare concorrenza alla corazzata Zeiss che ovviamente non restò a guardare avviando il suo progetto di fotocamera compatta 35 mm.

A capo della progettazione del prodotto, che sarebbe più tardi uscito con il nome di Contax, c’era il Dr. August Nagel.

Nagel, che da giovane aveva lavorato come apprendista in una fabbrica di meccanica di precisione e successivamente come venditore in diverse aziende, era appassionato di fotografia e progettava per diletto macchine fotografiche finché nel 1908 all’età di 26 anni fondò a Stoccarda, assieme al suo amico Carl Drexler, la Drexler & Nagel più tardi nota come Contessa-Camerawerke Stuttgart, impresa di grande successo che fu una di quelle acquisite dalla Zeiss nel 1926 nella grande operazione che portò alla formazione della Zeiss Ikon AG.

A Nagel fu affidato l’incarico di Direttore di Produzione, ma disattendendo le sue aspettative, non gli fu concesso un posto nel Consiglio di Amministrazione, come avvenuto per altri imprenditori le cui aziende erano state acquisite nell’operazione.

Il malcontento maturato da Nagel lo portò a rompere con la nuova proprietà e a condurre un’operazione di spin-off ostile nella quale portò via buona parte dei tecnici coinvolti nel progetto Contax, che a causa di ciò ritarderà in modo significativo l’uscita sul mercato, fondando la Dr.-August Nagel-Factory, dimostrando di essere un progettista e imprenditore di successo progettando e immettendo sul mercato apparecchi che hanno avuto un loro posto nella storia della fotografia come la Librette e la Vollenda.

Mentre Nagel dava prova sul mercato delle sue qualità, la grande Kodak che nel mercato continuava a crescere forte della sua strategia basata sul paradigma che gli americani chiamano del Razor & Blades, quella per intenderci dove ti vendono a basso costo un prodotto (tipo il rasoio o la stampante inkjet) per poi favorire le vendite di un prodotto complementare (tipo le lamette intercambiabili o le cartucce d’inchiostro), decideva di aggredire anche il segmento delle fotocamere 35 mm.

La Kodak era nota per produrre fotocamere piuttosto scarse ma molto economiche. L’obiettivo era infatti quello di rendere popolare la fotografia per favorire la vendita di pellicole.

Tuttavia, per realizzare macchine per il 35 millimetri era necessaria una competenza sulla meccanica di precisione che i tecnici delle rozze medio formato economiche prodotte negli Stati Uniti non possedevano.

La Kodak decise quindi di acquisire un’azienda tedesca in modo da sfruttare anche l’opportunità di aprire una propria fabbrica in Europa.

La Dr. August Nagel Factory rappresentava la soluzione ideale, anche alla luce delle particolari competenze tecniche in possesso del fondatore e dei suoi collaboratori storici.

Questa volta la transazione conclusa nel 1932 fu soddisfacente per il Dr. Nagel che mantenne un ruolo primario e gran parte dei diritti di sfruttamento sui suoi brevetti, divenendo Direttore della nuova Kodak AG con l’obiettivo di realizzare una fotocamera 35 millimetri che al momento della sua uscita sul mercato fosse significativamente più economica delle sue concorrenti.

Nella fotografia è ritratta la Kodak Retina dello Spazio Chirale. Un modello originale della prima serie, quella identificata da Kodak con il n. 117, datato 1934. Si tratta in assoluto della prima macchina fotografica progettata per utilizzare i nuovi caricatori in formato 135 brevettati contestualmente dalla Kodak. L’apparecchio è funzionante e consente di impressionare le pellicole di ultima generazione, ancora oggi confezionate nei caricatori DayLight 135, producendo immagini dai contrasti unici, grazie al suo obiettivo Xenar con lenti ancora prive del trattamento antiriflesso che caratterizza le ottiche più recenti.

Due anni dopo il nuovo prodotto era stato completato e nell’estate del 1934 fu presentato al mercato con il nome di Kodak Retina e numero di prodotto 117 ad un prezzo inferiore a quello della Leica Standard e della Contax di Zeiss uscita nel frattempo.

La Retina 117 montava l’ottimo obiettivo Xenar prodotto dalla tedesca Shneider, poiché Zeiss si rifiutò di fornire i propri Tessar a causa dei contrasti mai appianati per le vicende che portarono alla fuoriuscita di Nagel.

Assieme alla Retina n. 117 fu brevettato e presentato un nuovo caricatore già pronto per pellicola 35 millimetri, utilizzabile alla luce, compatibile con il sistema di caricamento della Leica e della Contax. Era nato il caricatore Daylight 135, quello tutt’ora utilizzato. Il numero 135 è l’identificativo assegnatogli dalla Kodak, che numerava progressivamente tutti i suoi prodotti. In realtà il nuovo formato di rullino avrebbe dovuto avere un altro numero ma fu deciso di utilizzare il 135 per dare un chiaro riferimento al formato della pellicola.

Da quel momento le cartridge di Leica e Contax da pre-caricare in camera oscura  non furono più necessarie, essendo il nuovo rullino 135 già pronto all’uso, e ben presto ne fu terminata la commercializzazione.

La Retina fu una delle poche macchine Kodak ad avere una qualità costruttiva comparabile con quella delle macchine Leica e Contax, ma ben presto le nuove tecnologie dei materiali consentirono alla Kodak la produzione di nuove macchine per il 35 millimetri di basso costo nel rispetto della strategia Razor & Blades caratteristica dell’azienda, ma anche a questo si deve l’universale affermazione di questo standard che sta vivendo nei giorni nostri un nuovo entusiasmante periodo di sviluppo.

Il Brevetto della Cartridge 135

Presso lo Spazio Chirale di Garbatella è possibile sperimentare le tecnologie e i prodotti che hanno fatto la storia della fotografia assieme alle ultime novità dell’industria contemporanea.

Studiamo i prodotti, le tecnologie e le storie imprenditoriali del passato per comprendere il presente e imparare a progettare i processi del futuro. Coltiviamo con passione le Scienze, Tecnologie, Arti e Mestieri del XXI Secolo.